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mercoledì 15 gennaio 2014

Max: The Curse of Brotherhood (XBOX360/XBO) - La nostra Recensione

Eccovi, finalmente, la nostra recensione di Max: The Curse of Brotherhood, uno dei primi titoli digitali usciti su Xbox One (la versione Xbox 360 non ha ancora una data ufficiale) dopo il lancio avvenuto in Novembre. I ragazzi di Press Play ritornano con il seguito di Max & The Magic Marker del 2010, dopo che Microsoft ha acquisito la software house e, di conseguenza, l'esclusività dei giochi. La casa di Redmond avrà investito bene i suoi soldi oppure no?

Fratelli in pericolo

Il preambolo prima di iniziare a giocare è piuttosto breve e conciso: il nostro Max, rientrato a casa, è infastidito dal suo fratellino e gli viene in mente di farlo scomparire. Cerca un metodo su "Giggle" e trova una formula magica: senza pensarci la legge e puff, una mano mostruosa appare da un portale e si porta via il fratellino, come richiesto. Prima della chiusura, Max, afferra il suo zaino e si lancia nell'ignoto per salvare Felix, sua mamma si arrabbierebbe troppo, altrimenti. Raggiunto il nuovo mondo, Max scopre che suo fratello è stato preso da un potente e malvagio mago, Mustacho, che ha raggiunto una veneranda età e si sta indebolendo troppo. Per continuare a vivere deve  necessariamente trasferire la sua anima nel corpo di Felix, per poter tornare giovane e vivere l'ennesima vita senza così perire. Il plot è estremamente semplice e, praticamente, non ci sarà il minimo risvolto o colpo di scena nella trama. Quello che vi viene presentato è quello che avrete, né più né meno. Da segnalare però il finale, che sicuramente vi strapperà almeno una risata vista la natura leggermente tragicomica.



Un pennarello per domarli

Quelli che hanno giocato il capitolo precedente si ambienteranno piuttosto bene anche con questo seguito anche se tra i due titoli c'è un cambiamento sostanziale nella meccanica principale. In The Magic Marker dovevate accumulare dell'inchiostro per riempire e poter usare il pennarello magico mentre in The Curse of Brotherhood il pennarello avrà un livello di magia predefinito per ogni punto d'interazione presente nel gioco. Avrete utilizzi infiniti  per costruire liane, tronchi, etc. (molti obiettivi richiedono appunto la creazione di centinaia di oggetti) ma dovrete comunque trovare la soluzione più semplice per poter proseguire nella vostra avventura. Diciamo che in linea di massima per ogni rompicapo c'è una soluzione unica ma la difficoltà non è per niente proibitiva, anzi, per cui il gioco fila liscio senza troppi intoppi. Per la maggior parte del titolo, poco meno di una decina di ore, il level design è parecchio semplice: diciamo che se si applicasse potrebbe dare di più. Nei sette capitoli totali, posso dire di aver trovato molto interessante la parte finale del titolo, (diciamo dal capitolo 5 in poi, più o meno) forse perché avrete disponibili tutti i poteri, mentre tutto il resto del gioco scorre via per inerzia, con pochissimi sprazzi di carisma: niente di originale o rivoluzionario, ma comunque valido per il genere. In Max: The Curse of Brotherhood sono anche presenti dei collezionabili "nascosti" nei livelli: gli Occhi di Mustacho e i frammenti di un medaglione. Anche in questo caso, la disposizione di tali collezionabili è un po' troppo scontata e giocando normalmente ne perderete veramente pochi.



Molta sostanza ma poca next-gen 

Il salto tecnico rispetto al capitolo precedente è ben visibile: Max & The Magic Marker era un titolo creato per girare su piattaforme mobili e WiiWare quindi piuttosto "scialbo" in termini puramente tecnici. Max: The Curse of Brotherhood, nonostante non faccia gridare al miracolo come titolo next-gen, è piuttosto solido. Le ambientazioni sono molto varie e indubbiamente legate al potere che otterrete in essa (giungla, caverne, foreste,cascate...). Il gioco è completamente esente da bug grafici o glitch e le collisioni sono praticamente perfette: se sbaglierete un salto, sarà solo colpa vostra. Il doppiaggio è in lingua originale con voci semplici e un po' "telefonate" per ogni personaggio della storia, mostri compresi.


Max: The Curse of Brotherhood è un compito in classe che risulta poco più che sufficiente. Press Play ha saputo ricreare a regola d'arte i canoni tipici del genere ma senza osare e senza infondere originalità al progetto. Storia semplice, meccaniche semplici e pochi spunti affascinanti lo rendono un titolo "simpatico" ma che difficilmente rigiocherete dopo averlo portato a termine. Se non avete niente (ma proprio niente) da giocare potete acquistarlo in attesa di altro ma se non ne siete certi consiglio l'attesa di un calo di prezzo o della disponibilità di una demo.


Voto 6,5/10